Il Beato Giovanni Liccio nacque a Caccamo, piccola cittadina a pochi chilometri da Palermo nell’aprile del 1426. Nasce nel quartiere più povero della città, proprio sotto le ali del Castello nel borgo chiamato Rabbato. Di umili origini, Giorgio Liccio padre era un contadino e Teresa Faso, la madre, era una casalinga.
Si racconta che durante il periodo della gravidanza, moltissimi videro una vivida luce avvolgere l’umile casetta di Teresa e Giorgio, anzi alcuni giurarono di aver visto una croce luminosa stagliarsi sul tetto della casa. Questi furono indubbiamente i segni premonitori di quella che doveva essere la vita del bambino. “Matruzza” Teresa però non godette sulla terra del dono grande che il Signore le aveva fatto ed a soli sei mesi dalla nascita del figlio se ne volò in Cielo.
La morte prematura di Teresa lasciò stordito il giovane Giorgio il quale in preda al dolore per la scomparsa della moglie lo affidò alla sorella, andandosene in campagna a lavorare la sua terra. La sorella però, non avendo bambini e vivendo nella miseria, non potè che nutrirlo con il succo di melagrana. Un tale nutrimento è chiaro che doveva essere insufficiente infatti il corpicino del piccolo Giovanni andava deperendo di giorno in giorno. Finchè avvenne che una giovane mamma, Tommasa Garifo, vicina di casa, mossa a compassione si offrì di allattare il bambino.
A questo punto avvenne il primo dei numerosi Miracoli compiuti da Giovanni: in quella casa giaceva ormai da parecchio tempo il marito della Garifo, affetto dalla lebbra e costretto a letto giorno e notte. Accadde allora, o per sbadatezza della donna, o per la voglia che quell’uomo aveva di accarezzare il bambino, che il corpo del piccino venne a contatto con quello del lebbroso. Quel tocco però fu così prodigioso che il malato fu subito guarito dal male, potendo addirittura ritornare ai suoi lavori campestri.
Dopo pochi giorni papà Giorgio, ritornato in paese, saputo dove si trovasse il figlioletto per essere allattato, decise di riportarlo in casa con sé, non per molto però perché da lì a qualche tempo, anche per lui doveva avvenire l’ora di lasciare la vita terrena per raggiungere la sua amata moglie. Il piccolo Giovanni Liccio così rimase orfano e sua zia decise di prendersene cura definitivamente.
Si racconta che una volta, dopo averlo fatto allattare, la zia lo ripose a dormire nella solita culla, poi chiusa la porta, uscì di casa mettendosi a lavorare con alcune sue vicine. Dopo qualche ora, aperta pian piano la porta ella entrò per vedere se il nipotino dormisse ancora, allorché la donna vide uno spettacolo meraviglioso: Giovanni stava a terra tra due angioletti che l’aiutavano a portare una croce, mentre l’intera stanza era avvolta da un insolito splendore. Stupita di vedere una simile visione, la donna corse fuori a chiamare le vicine, ma quando queste entrarono nella stanza, altro non videro che il bambino disteso a terra col volto raggiante.
Giovanni Liccio cresceva, ed era buono, ubbidiente, affettuoso verso la zia, la quale lavorava affinché non mancasse nulla al caro nipotino.
La Formazione Religiosa del Santo
Quando questi ebbe varcata l’infanzia, la zia si prodigò di inculcargli nell’animo i primi sentimenti religiosi, l’avvio alle pratiche devote e lo mandò a scuola per far sì che egli imparasse le nozioni basilari del sapere.
Il fanciullo da parte sua adempieva diligentemente i suoi doveri scolastici, la aiutava nei campi e dotato com’era di una precoce saviezza, di rado si univa a giocare con gli altri suoi coetanei, anzi amava ritirarsi da solo ed impiegava le ore libere con la recita del Rosario, dell’ufficio della Vergine e nella pratica di altre devozioni.
Mercoledì, venerdì e sabato digiunava a pane ed acqua, frequentava i sacramenti e le chiese dove la zia era sicura di ritrovarlo ogni qual volta che lo perdeva di vista. In particolare, egli a lungo tempo si prostrava a pregare inginocchiato dinanzi al SS. Sacramento ed all’immagine del SS. Crocifisso, per cui nutriva una speciale devozione tanto che, considerando la passione e morte del Redentore, si struggeva in lacrime e rimaneva spesso estasiato.
La zia gioiva vedendo il nipote venir su cogli anni così pietoso e puro di cuore al pari di un angelo e per questo rendeva grazie al Signore. A quindici anni, Giovanni venne accolto dal Beato Pietro Geremia (1399-1452) nella Chiesa di Santa Zita di Palermo. Il frate, ascoltato in confessione il giovanetto e ravvisando in lui “una coscienza pura come un Angelo” e una grande disponibilità a servire il Signore, lo invitò a entrare nell’Ordine. Compiuti con profitto gli studi, ricevette proprio dalle mani di Geremia la veste dei domenicani.
Gli Incarichi e la Canonizzazione del Beato Giovanni Liccio
Sua virtù fondamentale fu la pratica della Carità. Il fervore della vita spirituale e l’amare i bisognosi gli diede conforto alla sua condizione di miseria. Nel 1488 ricevette l’incarico di Vicario Generale dei Conventi Osservanti di Sicilia e, nel 1494, di Primo Priore e Maestro dei Novizi del Convento di Santa Maria degli Angeli di Caccamo. Nel 1497 venne nominato Vicario Generale della Provincia domenicana di Sicilia. Fondò diversi conventi e la sua fama di santità e la benevolenza nei confronti dei più bisognosi lo resero venerato dal popolo anche in vita. Il titolo di Beato gli fu conferito dal Pontefice Benedetto XIV il 25 Aprile 1753. Fu il primo dei Domenicani di Sicilia ad essere riconosciuto Beato dalla Chiesa. Rese l’anima a Dio il 14 Novembre 1511 e il suo corpo riposa a Caccamo nella Chiesa da lui fondata.
Il Beato Giovanni